Sperare contro ogni speranza

Con davanti una serie di sfide scoraggianti in tutto il mondo e con una degenerante divisione politica nel nostro Paese, chi di noi non cerca ispirazione dalla nostra Fede? Chi di noi può essere contrario all’idea di cercarla soprattutto per il bene di coloro che amiamo e, in ultima analisi, per tutti i nostri fratelli e sorelle di tutto il mondo?

Nonostante tutte le sfide spirituali a cui ci affacciamo comunemente, la solennità della Pasqua è un momento in cui noi, come cristiani, apriamo il nostro cuore un po’ di più, lasciando che la speranza faccia breccia. Sentiamo il conforto dell’amore di Dio che Gesù ci ha portato, dando la sua vita per noi sulla Croce. E’ un momento in cui cerchiamo Dio, cerchiamo di essere in comunione con Lui e in tal modo cerchiamo di essere anche in comunione con tutti, in particolare i più bisognosi.

Non sarà quindi una sorpresa per la maggior parte dei cattolici, il fatto che le due caratteristiche più importanti della nostra identità siano la convinzione che Gesù è presente nell’Eucaristia e la nostra convinzione che è importante aiutare i poveri, caratteristiche che rappresentano sia la fede che l’azione.

L’elezione inaspettata di un arcivescovo umile come Jorge Mario Bergoglio, Cardinale di Buenos Aires, gesuita, ha dato ad una comunità stanca come quella cattolica ed alla gente di tutto il mondo, un nuovo senso di speranza, o almeno il desiderio. La sua scelta del nome Francesco in venerazione a San Francesco d’Assisi ne è la prova tangibile.

Il fatto che Papa Francesco abbia suscitato la fantasia dei cattolici e degli uomini di buona volontà in tutto il mondo, è motivo stesso di speranza, in particolare in questa Pasqua. La collettiva speranza che sentiamo è tanto un riflesso della nostra identità cattolica quanto lo è di Papa Francesco. Noi, un popolo cristiano di Dio, cerchiamo ancora una ispirazione da una Chiesa che lotta per meglio nutrire la nostra fede e per svolgere un ruolo nel plasmare un mondo più giusto, in particolare per aiutare le persone più bisognose in un momento di crescente disuguaglianza.

E siamo in grado di comprendere e riconoscere con il cuore che Papa Francesco ha già chiamato, con la parola e con l’esempio, tutti noi ad assumersi le proprie responsabilità personali l’uno nei confronti dell’altro.

Nella sua prima omelia nella messa inaugurale in occasione della festa di San Giuseppe, Papa Francesco ha evocato il ruolo di San Giuseppe come “protettore” e ci ha chiamati con una vocazione ad essere “protettori dei doni di Dio”.

Questo significa rispettare ciascuno le creature di Dio nel rispetto dell’ambiente in cui viviamo. Significa proteggere tutti gli animali del creato oltre alle persone e la sollecitudine amorevole per essi. Tutto è stato affidato alla nostra protezione, e tutti noi ne siamo responsabili.

Oggi, in mezzo a tanta oscurità, abbiamo bisogno di guardare loro con tenerezza e con amore, lasciando una fessura di luce attraverso nuvole pesanti.

La nostra fede nella risurrezione di Gesù ci invita ad agire nell’amore, come un riflesso della grazia che Dio ci dona.

Con amore e gratitudine, sinceri auguri a tutti per una serena e gioiosa Pasqua

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